UNA LETTERA DI SANDRO SERENARI

Ex presidente dei Probiviri dell’Associazione “Per Amore solo per Amore”

L’amarezza di questi giorni è davvero profonda perché tutti noi, proprio tutti, abbiamo perduto qualcosa di unico; non so se si ritroveranno le forze e le risorse per ripartire ma, ora come ora, il momento è davvero buio e le parole di speranza sono finite.

Ho letto le singolari dichiarazioni di Dettori, provando imbarazzo ed incomodo; Dettori, nella proliferazione dei propri ruoli ed interessi professionali (assiste giocatori nella cause contro la società sportiva), è tuttora presidente dell’Associazione PASPA, l’unica entità nata per tenere insieme tutti i tifosi della Fortitudo Pallacanestro. E proprio il fatto che come presunto presidente di tutti si sia imbarcato in un’avventura sgangherata come quella della sua Fondazione, ha contribuito a creare divisioni tra i tifosi; nemmeno al mio edicolante Luciano – fino intenditore – era sfuggito il senso scriteriato della missione: detenere un’opzione d’acquisto di qualcosa che non si sa quanto costa (per i debiti che ha), nei confronti di qualcuno che alla fine non vende, per soldi che poi non si hanno.

È surreale che Dettori qui definisca il modello tecnico della sua fondazione come perfetto, prendendosene vanto e merito: molto meglio un’idea mediocre, condivisa e realizzata, di una favolosa scritta sull’acqua. Non ho mai letto di Gianluigi Serafini (estensore dello statuto della fondazione del Bologna) o di Marco Dugato (che ha creato quella della Virtus) farsi vanto di alcunché, nonostante il pieno successo delle loro iniziative; con semplicità, si adotta lo strumento conforme quando si è compreso il contesto e si è individuato il soggetto più adatto a promuoverlo. Nel caso della “Fondazione Pallacanestro Fortitudo” invece si è proceduto senza alcun consenso, seguendo la robusta motivazione personale del suo fondatore/estensore/finanziatore/presidente, alimentando antagonismo e discordia tra i pochi soggetti imprenditoriali che potevano essere coinvolti ed associati.

La sola strada per rendersi utili, senza corse in avanti di protagonismo, sarebbe stata (e sarebbe ancora) quella di lavorare per l’unità dei tifosi, ancor prima che per l’identità di progetti imprenditoriali immaginari; l’Associazione PASPA era proprio questo, la somma delle tante voci del mondo Fortitudo, litigiose, diffidenti ed inconciliabili. Tifosi che fanno i tifosi, che si rendono disponibili al dialogo con tutti gli interlocutori ma che comunque sanno di contare soltanto se restano compatti nella propria massa critica. Il miracolo
compiuto dai fondatori, dal direttivo e dai probiviri, avvenuto certamente in circostanze più favorevoli, di raccogliere quasi 300.000 euro in due settimane, l’adesione di più di 1000 persone ad un libro soci erano un patrimonio da non disperdere. Sportivo, politico e umano.

Se vogliamo, che i gruppi organizzati dei tifosi tirassero fuori vecchi dissapori per fronteggiarsi tra Eagles e Biancolblù, alimentando il rito del nemico in casa, era una cosa prevedibile; che invece il neoeletto presidente dell’Associazione di tutti i tifosi utilizzasse il ruolo e l’acquisita visibilità per sposare una causa rispetto all’altra, duplicando per giunta un’entità inutile (fondazione), è stato il vero argomento sorprendente di cui dovremmo parlare, senza preconcetto e senza attenuanti. Perché bistrattata per gelosie e dimenticata per interesse, l’Associazione PASPA era e resta l’entità che rappresenta il numero più elevato di tifosi Fortitudo della nostra gloriosa storia.

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